Dic 012014
 

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Una chitarra,
inseparabile compagna
e il suo accento straniero,
un viso che non sarebbe esatto definire bello
e quella luce…nei suoi occhi, colorata di ogni domani.

Il solito tavolino, nel solito bar…
tutti i giorni, lo stesso orario.
“signorina posso per te?”
Fronte corrucciata e sguardo interrogativo…il suo.
Guance rosse e l’incanto dei quindici anni…i miei.
Intanto le corde vibravano e la voce intonava melodie inventate…

Una bicicletta,
comprata coi proventi di ritratti che immortalavano attimi di vita, la sua arte, lampi di luce su tela, riflessi di ogni interiorità.

Tempo,
di sguardi e di risate, di musica e colori…
di complicità e affinità…
in quel senso assoluto di appartenenza…
e mani avide…
…mai sfiorate…

Una sera,
il solito tavolino, nel solito bar,
io, sola…e la mia attesa.

E quella voce, roca e tremula che mi giunse come un eco, dopo quella porta, che si spalancò d’improvviso…

“Non si è potuto evitare, era troppo buio e la velocità dell’auto elevata”.

Una curva
e la melodia spezzata di una chitarra sul selciato….
e una bicicletta riversa sul ciglio della strada…

Oggi…
una mano
…mai sfiorata…
stringe nel pugno terra umida…
e nel cuore questo ricordo…
di Jack.

– Giulia –

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